Studenti del Liceo Fermi

Formula 1 - Filippo Lombardi

Formula 1. Quando si pensa ad essa, possono venire in mente termini come "velocità", "coraggio" e "lavoro di squadra". Inoltre, la Formula 1 viene spesso definita come classe "regina", ma perché questo?

La prima gara di Formula 1 venne disputata nel 1950. Ai tempi, il calendario era costituito da sette gare nei paesi più importanti al tempo, tra cui l'Italia, rappresentata dall'ormai celeberrimo "Autodromo Nazionale di Monza" e vi erano pochi costruttori che ambivano al titolo di "Campioni del Mondo", sviluppando auto ad elevate prestazioni con la speranza di essere tra tutti i migliori in campo. Le auto venivano guidate dai migliori piloti del tempo i quali, fiduciosi del lavoro dei propri ingegneri, guidavano sempre al limite per vincere anch'essi il campionato.

Queste caratteristiche si sono fondate nel tempo, per poi diventare spirito della competizione: per quanto il 1950 possa sembrare lontano, molte delle caratteristiche di quel campionato rimarranno anche per questo campionato, il quale inizierà il 5 marzo di quest'anno in Bahrain, che sarà la prima di 23 tappe organizzate dalla FIA (o "Federation Internationale de l'Automobile"), organizzazione la quale si occupa, oltre alla Formula 1, di gestire le maggiori competizioni in Europa (ad esempio, il WEC, o "World Endurance Championship").

Dunque, finora abbiamo parlato di come la Formula 1 si sia guadagnata il titolo di classe "regina" dal punto di vista storico. Passiamo ora al punto di vista tecnico: le auto sono tra le più veloci al mondo, sviluppate in modo meticoloso da centinaia di persone prima e durante ogni stagione.

Proprio l'essere meticolosi ha differenziato la Formula 1 dagli altri motorsport: con essa, molte case automobilistiche hanno sviluppato soluzioni che, dopo la constatazione di un buon rendimento in ambito sportivo, hanno poi introdotto sulle auto che oggi circolano in strada. Inoltre, le monoposto più veloci del mondo hanno sempre avuto le seguenti caratteristiche: un'altezza da terra ridotta, ruote scoperte e ali studiate con precisione millimetrica. Parlando brevemente delle ali, in questo motorsport, conta ogni millimetro di ala in più o in meno, perché potrebbe essere determinante per la prestazione in pista, dato che i distacchi tra le auto si contano in decimi, centesimi e addirittura millesimi di secondo.

L'ultima caratteristica rimasta è il coraggio. Esso va riconosciuto ad ogni membro di ogni squadra, che ogni anno presenta auto con ideologie di base molto diverse che possono risultare competitive come possono sembrare fallimentari. Inoltre, il coraggio è ciò che contraddistingue i piloti di Formula 1: è questa caratteristica che li ha elevati, in alcuni casi, ad essere definiti "miti" della classe: è il caso di Michael Schumacher, sette volte campione del mondo di cui cinque con la Scuderia Ferrari tra il 2000 e il 2004 e due con la Benetton tra il 1994 e 1995, da molti descritto come "il migliore di tutti i tempi", data la sua impressionante velocità e gestione di gara; Ayrton Senna, tre volte campione del mondo con la McLaren, ricordato data la sua velocità e talento alla guida; Niki Lauda, tre volte campione del mondo di cui 2 con la Scuderia Ferrari nel 1975 e 1977 e nel 1984 con la McLaren, ricordato per la sua valutazione dei rischi, velocità e resilienza, anche dopo il suo terrificante incidente al Nürburgring il 1 agosto 1976; Lewis Hamilton, sette volte campione del mondo tra cui sei volte con la Mercedes AMG-Petronas Formula One Team e una con la McLaren, attuale detentore di numero di vittorie assoluto (103) e di pole position (103) e tanti altri che, per la propria dedizione, coraggio e lavoro di squadra si sono contraddistinti dagli altri piloti.