Studenti del Liceo Fermi

Lettera ai primini - Giovanni Boldrin

Trattamelo bene il Fermi, sai, mi raccomando. Ogni tanto può sembrarti un po’ scorbutico, ma sotto sotto è un romanticone. Accudiscilo con cura, ha tanto bisogno di affetto e non ricambia subito tutto quello che gli dai, è un po’ timido. Talvoltà è st***o, ma proprio tanto st***o. Non mi riferisco, e credo l’abbiate capito, alla struttura, un po' vecchiotta ma ancora fruibile (un saluto ai pinguini artici che hanno la classe in casa custode), ma all’insieme di studenti, collaboratori e professori che fanno di un edificio una scuola. I prof a volte saranno ingiusti, i vostri compagni a volte vi escluderanno, i bidelli vi insulteranno perchè non apprezzeranno i vostri capolavori astratti, impressi con così tanta fatica sul banco. Dovrei forse assicurarvi che la soddisfazione di poter prendere le chiavi dell’autogestita da maggiorenni o ricevere un saluto affettuoso dai bidelli vale abbondantemente cinque anni di “studio”. Dovrei probabilmente spendere mielose parole per convincervi a perseverare i prossimi cinque, dieci, venti anni che siano, ma non posso fare altro che invitarvi a vivere la scuola con timida sopportazione e appassionata, frenetica, viva, ossessiva partecipazione. Vivete la scuola, andate ai corsi di Astrino, fate robotica, fate teatro, salutate i collaboratori scolastici e imparate i loro nomi, sono i vostri migliori alleati. Per quanto ai professori piaccia credere il contrario, questo posto è più vostro che loro, dovete starci bene. Mi rivolgo per le ultime raccomandazioni ai pochi primini rimasti che non sono già passati all’oroscopo (spoiler se siete pesci o gemelli siete fregati); il Fermi è un luogo imprevedibile: ci sono oggetti che compaiono e scompaiono senza motivazione logica. È un posto dal quale esci o pazzo o con qualche problema, ma, nella maggior parte dei casi, saprete divinamente la biografia dettagliata, gossip amorosi compresi, di Dante. Scrivo queste ultime righe a distanza di mesi dal resto del testo, perché questa scuola sempre più mi ha deluso: come al solito non voglio generalizzare, ma, nella mia esperienza, l’ossessiva ricerca della perfezione e del voto sempre migliore di quello precedente o di quello degli altri che questa scuola impone può davvero essere dannosa. Ho avuto diversi attacchi di panico, soprattutto nell’ultimo periodo, e non è normale. Non è accettabile che un liceo dia la priorità a stupide, polverose nozioni che allo scopo primo della scuola: la formazione di persone. Ripeterò, e ne sono convinto, che, se reggerete cinque anni, ne uscirete preparati, ma quello che vi posso in tutta onestà consigliare è di non farvi problemi a cambiare. So che detto da uno sconosciuto ha ancora meno valore, ma potete fidarvi di uno che ha sbagliato scuola e ha avuto il coraggio di ammetterlo a se stesso solo quando era troppo tardi. Se cambiate scuola non avete fallito, ficcatevelo in testa; considererò la mia esperienza in questa scuola un successo se anche uno solo dei miei lettori ne prenderà atto grazie a me. Pensate sempre prima a voi stessi e alla vostra salute, poi alla scuola.

Giovanni